venerdì 30 giugno 2017

L'AMORE NECESSARIO - Nadia Fusini

Cuore animale

Titolo: L’amore necessario
Autore: Nadia Fusini
Editore: Mondadori
Anno: 2008
Pagine: 130
Genere: Romanzo

La scrittura è un’arma, una cura, un parlare senza interruzioni, spesso a noi stessi. Con estremo coraggio.

"Siamo vuoti, tutti vuoti... o sono io, io sola, a non possedere nulla? Io sola a provare la sottile, inestirpabile, vorace sensazione che la vita non sia mai quella che vivo, ma sempre un'altra? È strano, ma non ho mai avuto la forza di illudermi di essere qualcosa... La mia forza è un'altra, ambigua, intrisa di orgoglio e di vergogna. Si nutre di coraggio, si affama di paura. Conta sul cuore, per me è questo l'organo dell'intelligenza. Col cuore penso. Che esiste il mondo, me lo assicura il mio cuore animale, vivo, pulsante…”

Alla luce di una lampada al neon una donna è seduta nel tavolino di un bar semideserto di un aeroporto. All’altro capo del tavolo siede uno sconosciuto che beve una birra. Un luogo qualunque. Lei pensa a quanto sia singolare il fatto che un luogo estraneo possa condurci dentro noi “così nel profondo, al centro di pensieri che non riusciamo a formulare quando ci aggiriamo in spazi che ci sono familiari.” La donna si sente sola perché lui, il suo lui, definisce libertà cioè che, invece, è un’assenza, il vuoto della sua presenza. E lì, in quel luogo estraneo, con quella solitudine che la assorbe sente un bisogno incontenibile di scrivergli. Prende un quaderno, per mettere a nudo la sua anima. Per parlare d’amore, del loro amore, di come accadde quel miracolo che, a ben vedere capita sempre nello stesso modo: due creature separate, quasi senza volerlo, si confondono. La mente torna al giorno nel quale si incontrarono. Per puro caso. Nessuno lo scelse, accadde appunto. Lei lo amava perché lui era lì e stava diventando il suo destino. Piano piano, parola per parola, la donna inizia ad avventurarsi in un precipizio d’amore che, lì in quel luogo estraneo, urla e protesta…

"Ma tu non sapevi, allora, di stare attizzando un fuoco che t'avrebbe bruciato, facevi così perché obbedivi alla legge impersonale della vita.
Chi è vivo cerca la vita, la fiamma."

Nadia Fusini, figura di spicco del panorama letterario italiano, nota in particolare per le sue traduzioni di autori del calibro di Virginia Woolf e di Shakespeare, per citarne solo qualcuno,  ci regala un romanzo epistolare che dimostra quali vette e luoghi nascosti dell’anima una lettera possa raggiungere. Con un linguaggio elegante, ricco di riferimenti a temi classici, le parole della protagonista ci portano nell’universo magico, tormentato e misterioso dell’amore, con una continua alternanza di delicatezza e di durezza entrambi necessari per descrivere un sentimento ricco di mille sfumature e sempre difficile da definire univocamente perché Amore è prigione, Amore turba, sconquassa, ma non finisce mai di incantare. La sua scrittura diviene lo specchio dentro il quale l’anima può rimirarsi, esprimersi, urlare. E la donna che scrive urla, si interroga, scava continuamente nei meandri del suo passato, del suo presente, del suo cuore riuscendo a dargli voce e una forma che sia vera. Perché è questo che lei, in fondo cerca: la verità ,o meglio, per dirla con le parole della stessa Fusini “La volontà di questo personaggio è quella di non lasciarsi ingannare perché l’innamoramento è spesso un inganno, come Titania che si innamora dell’asino.”


mercoledì 28 giugno 2017

LA VOLATILITÀ DELL'AMORE - Uwe Timm

In equilibrio precario

Titolo: La volatilità dell’amore
Autore: Uwe Timm
Editore: Mondadori
Genere: Romanzo
Pagine: 264
Traduzione: Matteo Galli


Un titolo splendido. Sì, a volte, mi fisso con i titoli.
Dialoghi intensi che, da soli, valgono tutto il libro.
E, in più, un romanzo che si pone come omaggio a Le affinità elettive di Goethe.
Insomma, le premesse c’erano tutte per avere delle ottime aspettative che, di fatto, non sono state deluse.

Eschenbach si è rifugiato, da alcuni mesi, in una piccola isola del mare del Nord, una riserva naturale. La sua nuova vita, quasi da Robinson Crusoe moderno, segue un ritmo lento e costante: lunghe camminate mattutine sulla spiaggia per cercare relitti per raccogliere ciò che il mare, giorno dopo giorno, trasporta e annotare puntualmente in un registro gli oggetti ritrovati oltreché osservare e studiare gli uccelli perché ora, dopo la disfatta e le perdite subite, è questa la sua nuova professione, il birdwachting. In una mattina che sembra identica a tutte altre, mentre si versa il tè bollente della colazione sente squillare il telefono. Non riconosce subito la voce. Quella voce. È la voce di Anna. Anna che non sente da sei anni, dal giorno in cui lei è sparita dopo un chiaro messaggio in segreteria “Ti prego. Non chiamarmi più. Non voglio e poi non ce la faccio più.” per trasferirsi a New York, Anna che, adesso, gli dice che, trovandosi ad Amburgo, vuole rivederlo e lo raggiungerà nell’isola…

“La conosceva bene, pensò, la conosceva ancora adesso. Quella frase: è ormai tempo di rivedersi.”


Uwe Timm, uno dei maggiori scrittori tedeschi contemporanei, con questo romanzo che è un omaggio a Le affinità elettive di Goethe, pare conoscere, nel profondo, gli effetti dell’amore a prima vista se non altro per averlo sperimentato personalmente: non è un caso, infatti, che il matrimonio con sua moglie abbia origine da un amore improvviso e fulminante tra i due che vivevano già rapporti stabili. Partendo da due coppie solide e affiatate Anna e Edwal, da un lato, e Eschenbach e Selma, dall’altro, l’autore tedesco fa irrompere in quell’equilibrio quasi perfetto, l’amore, il desiderio dirompente, generatore di caos e rovina. Desiderio barbaro, potente, invincibile, che non si piega, non conosce rinuncia. A dimostrare come l’amore, quell’amore, è un veleno che, per dirla con Eschenbach, dissacra il mondo, porta dolore, ma –al medesimo tempo– è libertà. E quando quella bestia fa ingresso nelle nostre vite, apparentemente prive di spigoli, tutto non potrà più essere come prima. Tutto cambierà. A nulla varranno i tentativi di riparazione che, comunque, risulterebbero maldestri e inadeguati.  La vicenda, narrata con uno stile sobrio, si snoda a ritroso e con lentezza piacevole che impone un continuo soffermarsi sugli intensi dialoghi che, da soli, contengono l’essenza di questo sentimento capace di trasformare l’essere umano.